Si trova 43 km a sud-est del capoluogo ed è il centro non capoluogo più popoloso della Puglia a sud di Bari.
Tra le città pugliesi sull'Adriatico, Monopoli rappresenta uno dei porti più attivi e popolosi della regione.
Si affaccia sul mare con il caratteristico centro storico che abbellisce il panorama costiero con antiche e alte mura di cinta, baluardo medioevale ancora oggi vanto della storia cittadina.
Monopoli è anche detta la città delle cento contrade: l'agro infatti è diviso in varie località, denominate contrade, ciascuna con un nome che rievoca o la presenza di un'antica masseria (per esempio Chianchizza), oppure la presenza di una chiesa (San Gerardo, San Vincenzo); infine, in alcuni casi le contrade sono addirittura un retaggio dell'antica divisione in feudi delle campagne.
Castello di Carlo V
È un fortilizio cinquentesco edificato durante la dominazione spagnola della città di Monopoli.
La tradizionale pianta dei fortilizi cinquecenteschi, quella pentagonale, è arricchita da torri che si innalzano ai cinque vertici.
Il ponte levatoio (e dunque l'entrata primaria) si doveva trovare a sud-ovest dove si innalza una torre cilindrica edificata in seguito raggiungibile tramite una piccola rampa.
A sinistra della torre è visibile ancora una parte ben conservata delle antiche mura. Immancabili in alto le aperture strombate per i cannoni. Sotto la loggia è presente lo stemma in pietra caricato della data 1552, e dal nome del vicerè Don Pedro di Toledo, come già detto realizzatore materiale dell'edificio. Diversi sono gli elementi di interesse artistico e storico dell'edificio. La chiesa rupestre di San Nicola de Pinna, fondata alla fine del X secolo dal monopolitano Sassone.
Un elemento che crea molti dubbi negli studiosi è una grande porta di blocchi squadrati con un asola a scorrimento verticale di una perduta inferriata che rappresenta l'elemento più misterioso della struttura. Uno storico sconosciuto del 1700, riferisce che ai suoi tempi sotto il castello si faceva la pesca dei coralli che pare venissero raccolti in abbondanza nella acque sottostanti.
Palazzo Palmieri (sec. XVIII)
Il palazzo sorge nella più antica piazza della città: isolato sul lato est, presenta un piano nobile e l'avancorpo centrale (due colonne a sostenere il balcone e lo stemma della famiglia).
La piazza, che sembra servire il palazzo del Marchese Palmieri, appartiene storicamente all'antica chiesa romanica di San Pietro (secolo IV).
Nel 1585 alcuni fedeli acquistarono alcune case nel vecchio abitato e trasformarono il tutto in una istituzione denominata 'Conservatorio della Casa Santa' e fu imposta sotto il vescovado di Antonio Porzio, nel secolo XVII, una completa clausura con concessione dell'uso dell'abito regolare della Beata Vergine della Presentazione a tutte le povere fanciulle orfane che avessero manifestato la volontà di farsi religiose.
L'Ex Palazzo Civico
Ex caserma spagnola trasformata poi in palazzo civico e successivamente in teatro comunale è sede della Biblioteca Comunale per opera del Sen. Prof. Luigi Russo. È intitolata al famoso ed illustre giurista monopolitano Prospero Rendella (1553 - 1630) 'Amico delle Muse', esemplare e nobile figura del rinascimento meridionale. La facciata, a due logge sovrapposte (quella superiore è però frutto di un recente rifacimento), è la scena maggiore della Piazza Garibaldi dal colore veneziano.
Castello di Santo Stefano
Il Castello di Santo Stefano è una fortificazione posta nella città di Monopoli (Italia). È stato il più importante sistema difensivo costiero monopolitano per tutto il medioevo.
Piazza Vittorio Emanuele (XIX secolo) Tra le più grandi di Puglia e d'Italia, nata nel 1796 grazie all'approvazione del Re di Napoli, fu costruita seguendo il progetto del regio architetto De Simone: il disegno, a maglie ortogonali, strade rettilinee e traverse perpendicolari è funzionale e trascura alquanto la bella regola classica, in voga in quel periodo.
Nel 1872 la piazza fu risistemata dall'architetto Losavio che, abbandonata l'idea della piazza rinascimentale, optò per quella più abbordabile ma anche più moderna della Piazza Giardino. La divise in due rettangoli alberati e l'arricchì di nuovi valori urbanistici.
Se per gli alberi si dovette aspettare il 1893, fu invece possibile aprire subito, nel mezzo dei due rettangoli, lo stradone, che da est sbocca in Largo Plebiscito, mentre dal lato opposto si allunga a formare una sorta di decumano dell'intero impianto a scacchiera della città.
Il monumento ai caduti sorge nel rettangolo sud, opera dello scultore Edoardo Simone di Brindisi, che lo eresse nel 1828, fedele alla statuaria ottocentesca e allo stile oratorio del Bistolfi, del Sartorio o degli altri artisti di moda all'epoca. Il monumento è l'unico in Italia ad essere innalzato non per gli eroi, ma per il dolore straziante dei parenti, rappresentato con rara efficacia sul monumento.
Nel 1848 la Piazza divenne centro di una cospirazione antiborbonica: i liberali di Monopoli si fecero promotori di un convegno di amici della libertà. La mattina del 18 maggio il borgo accolse i congressisti cospiratori: poiché le due correnti attendiste e reazionarie non si misero d'accordo, la cospirazione fallì e i cospiratori furono condannati a durissimi anni di carcere.
Una lapide ricorda il luogo in cui si riunirono, posta all'angolo di via Giuseppe Polignani.
Piazza XX Settembre È la sede del quotidiano mercato ortofrutticolo; come ogni piazza o via italiana intitolata al 20 settembre 1870, data della breccia di Porta Pia, conduce al Duomo cittadino.
Ma la sua particolarità, che la contraddistingue in tutta la Puglia, è la presenza, in tutta la sua superficie, di sole mattonelle di colore rosso. Era sede dello storico mercato giornaliero di frutta, verdura e pesce.
Chiesa di Santa Maria Amalfitana
Nel 1059, secondo tradizione, alcuni marinai di Amalfi, scampati ad una tempesta, scesero a pregare in una grotta di monaci basiliani presso la scogliera dove erano approdati. Ai monaci manifestarono il proposito di fare nella grotta un santuario e compiere così il voto fatto alla Madonna.
Cento anni dopo, quando la presenza di questa colonia ebbe peso maggiore nella città cresciuta, gli amalfitani eressero sul tempietto sotterraneo la basilica romanica, che i restauri in questo secolo hanno riportato alla luce.
La facciata rimane quella del settecento, ma l'interno è stato restituito agli archi e alle colonne dell'antica armonia.
Cucina
La cucina monopolitana ha sempre vissuto una storia a sé stante, data la presenza di boschi rigogliosi e del pescoso Adriatico.
I piatti in realtà differiscono leggermente tra città e campagne, vista la diversa inclinazione delle attività della popolazione: marittima da un lato, agricola dall'altro. Tra i piatti più popolari vanno menzionati:
- Le pettole: pallottole di pasta lievitata molto morbida (farina, patata, lievito di birra, acqua e sale) fritte nell'olio bollente. Vengono servite calde, con zucchero o con vino cotto o miele, il 7 dicembre in occasione della Vigilia dell'Immacolata e il 24 dicembre, e in alcune delle feste patronali nelle contrade.
- Le cartellate: dolci di pasta con miele o vincotto. Anch'essi sono serviti nelle festività natalizie. Forese di origine greca, dove ancora oggi esistono dolci molto simili.
- I pruciddi: dolci di pasta con miele o vincotto.
- I boconotti: dolci di pasta ripieni di marmellata e pasta di mandorle.
- I taralli: anellini fatti con pasta di pane.
- Le polpette di pane.
- Il polpo in pignata: zuppa composta dal mollusco lasciato a macerare con cipolla, pomodoro e capperi.
- Riso, patate e cozze: piatto principe della cucina barese (detta anche Tiella, dalla comune teglia usata pre cucinarla) ed anche monopolitana.
- La focaccia barese: pane particolare con pasta fatta in casa, simile ad una pizza molto spessa e più morbida, che può essere ricoperta di pomodori e olive, oppure farcita con cipolle o rape. Il giorno in cui tutti i monopolitani mangiano focaccia è il giorno della Festa della Madonna della Madia, solitamente farcita con mortadella e formaggio.
- I panzerotti: pietanze preparate con la pasta fatta in casa. Si fanno delle pizzette circolari, si riempiono di mozzarella e pomodoro e si chiudono a metà. Poi si friggono in olio bollente. Esistono alcune varianti casalinghe (con ricotta forte o farciti secondo i gusti).
- Le orecchiette preparate con semola di grano duro o con il 'grossetto', condito con cime di rape, pomodoro basilico e cacio ricotta, nonché con il sugo del fungo che nasce ai piedi o sul tronco del Carrubo, il rarissimo Laetiporus sulphureus.
- Le zeppola di San Giuseppe, dolce tipico del Mezzogiorno: ciambelle fritte o al forno, decorate esternamente con crema, amarena e un po' di cannella; vengono fatte in occasione della festività di San Giuseppe.